Quattrocento ore complessive: 200 su Rai2 ed oltre 200 su Radio1. Questo l’impegno dell’ente radiotelevisivo di Stato per le Olimpiadi di Londra in programma dal 27 luglio al 12 agosto.
Rai2 sarà la rete olimpica, tranne che per la cerimonia di apertura che andrà in onda su Rai1, mentre Radio1 torna all’antico, al 1960, ai giochi di Roma, e si chiamerà ”Radio Olimpia 2012”. Si tratta, ha detto il direttore Antonio Preziosi, di «un ritorno all’energia e all’entusiasmo del passato per essere sempre e ancora servizio pubblico al servizio dei cittadini».
«Duecento ore», ha detto il direttore di RaiSport Eugenio De Paoli, «sono un limite ma dovranno essere anche la nostra forza». Basti pensare che a Pechino 2008 le ore di trasmissioni olimpiche Rai furono 800. «I giochi olimpici - ha detto il presidente Paolo Garimberti - sono il più grande evento mediatico del mondo da quando esiste la Tv. E sarebbe doveroso che potessero essere trasmesse ovunque in chiaro anche per il messaggio di pace che portano con sé».
«Sono pessimista sulle prospettive relative alla possibilità che la Rai trasmetta in futuro i grandi eventi sportivi, perchè il costo dei diritti tv è in continuo aumento. Questo argomento - ha sottolineato Garimberti- è strettamente legato al tema dell'evasione del canone perchè la Rai non sarebbe in questa enorme difficoltà se avesse a disposizione i 600 milioni che perde ogni anno per l'evasione. C'è una contraddizione tra un Parlamento che ci chiede di trasmettere questi eventi e poi ci nega le risorse. Anche questo governo che ha fatto della lotta all'evasione una bandiera, non si cura affatto della Rai, come sarebbe corretto e doveroso perchè un servizio pubblico deve poter conoscere le risorse su cui contare. Mi interessa che passi questo messaggio perchè altrimenti rimarremo un Paese con un'evasione del canone degno di un paese incivile», ha concluso Garimberti.
Gianfranco Comanducci, vice direttore generale della RAI ha dichiarato: “La RAI dovrebbe avere una sorta di diritto naturale a trasmettere e a raccontare i Giochi Olimpici, così come il grande pubblico dovrebbe avere una sorta di diritto naturale a vedere, e a seguire i grandi appuntamenti sportivi in chiaro. Non per un fatto di privilegio o per rendita di posizione, ma per quell’indissolubile intreccio che lega una comunità nazionale alla propria tv pubblica”.
“I Giochi Olimpici sono sempre uno spartiacque tra un prima e un dopo in campo economico, sportivo, sociale e in quello televisivo. Appartengo – ha detto ancora Comanducci – a quella generazione fortunata nata tra la fine della grande guerra e gli anni Cinquanta e che ha vissuto le Olimpiadi di Roma che, per convinzione comune, sono state un evento irripetibile. RAI c’era come sarà a Londra con la sua squadra per raccontare lo sport e i valori sui quali si fonda e per continuare a tessere il filo di quel rapporto che da sessant’anni rende speciale il rapporto tra il CONI, il mondo dello sport professionistico e dilettantistico e la RAI”.